ChatGPT: lo “stop” italiano e le Intelligenze Artificiali alternative

Le recenti limitazioni riguardanti l’uso di ChatGPT in Italia hanno messo in luce i lati più controversi, ma anche le potenzialità delle intelligenze artificiali.

Le recenti limitazioni riguardanti l’uso di ChatGPT in Italia, ora rientrate, hanno messo in luce i lati più controversi, ma anche le potenzialità delle intelligenze artificiali. Questi nuovi strumenti, così potenti da simulare un essere umano, possono compromettere le identità digitali se non vengono utilizzati con la giusta consapevolezza.
Quale è stata la ragione che ha portato allo stop temporaneo di questa AI? E quali sono le alternative emergenti?
Abbiamo cercato di dare una risposta a entrambi i quesiti, consapevoli che siamo di fronte ad uno scenario in piena evoluzione, che determinerà il futuro di tutti noi.

Qual è stato il motivo del braccio di ferro tra il garante della Privacy e OpenAI?

Secondo il Garante della Privacy i dati sensibili condivisi dagli utenti, non sarebbero stati adeguatamente tutelati, con una violazione delle leggi italiane in tema di privacy da parte di OpenAI. Nello specifico è stata evidenziata la mancanza di un’informativa che portava ad un illecito e anche diversi rischi derivati dalla condivisione di informazioni personali durante le varie chat. Ciò è dovuto al fatto che l’AI raccoglie ogni dato acquisito per ottimizzare il proprio algoritmo.
OpenAI, proprietaria di ChatGPT, ha comunque recentemente riattivato l’utilizzo del suo chatbot in Italia, e pur avendo contestato queste violazioni è poi venuto incontro alle richieste del garante. La società si è impegnata a rafforzare la sicurezza dei suoi sistemi e la trasparenza delle informazioni. L’azienda afferma inoltre che ogni dato acquisito da ChatGPT non viene utilizzato a scopo di lucro o per la profilazione delle persone.
Su quest’ultimo punto è inevitabile cercare risposte più rassicuranti in merito ad un uso business delle AI, dato che sempre più aziende e professionisti si apprestano ad implementarle in vari ambiti lavorativi.

Esistono delle Intelligenze Artificiali alternative a chatGPT?

Dallo stop temporaneo di chatGPT sono emerse numerose alternative, in un corsa al miglior posizionamento della propria intelligenza artificiale generativa. Si tratta infatti di uno dei trend tecnologici più interessanti degli ultimi anni. Oltre al fatto che ci sono stime di un futuro molto florido per le AI, secondo market.us potrebbe esserci un mercato di ben 152 miliardi di dollari entro il 2032.

Google e Microsoft

OpenAI non è dunque l’unica azienda ad aver sviluppato una chatbot intelligente. Bard, l’IA progettata da Google, in fase di test, promette delle capacità pari a quelle di ChatGPT, in aggiunta a nuovi utilizzi che coinvolgeranno altri servizi offerti dalla società.
Il più importante è senza dubbio la sua integrazione con il motore di ricerca che permetterà di ottenere risposte più accurate a quesiti complessi, aggiornate in tempo reale.

Un simile approccio è stato adottato anche da Microsoft, che ha collegato ChatGPT al suo search engine Bing, ma a differenza del suo competitor, non possiede un bacino di dati così vasto. L’enorme mole di informazioni che gli utenti forniscono a Google tutti i giorni, dalle e-mail alle visite su Youtube, potrebbero essere più che sufficienti per conoscere e prevedere il nostro comportamento.

I servizi per le aziende possono fungere da ago della bilancia nell’individuare l’intelligenza artificiale più performante. L’azienda di Mountain View, sta infatti lavorando per aggiungere a Google Workspace funzioni di generazione di testi e un innovativo modello linguistico. In questo modo potrà rispondere alle nuove funzioni di Microsoft Office che interagiscono con ChatGPT.
L’implementazione delle AI nei software aziendali hanno l’intento di facilitare molte attività. Sarà però necessario avere una maggiore cura delle informazioni riguardanti l’impresa, specialmente se condivise con una nuova assistente robotica.

In tutti questi contesti di sviluppo di AI sempre più performanti, bisognerà tener conto che tutte le chatbot non sono esenti da incongruenze e pregiudizi nelle risposte, le cosiddette “allucinazioni”. Un modo per ovviare ad eventuali bug potrebbe essere la risposta multipla.
Bard di Google per esempio ha intenzione di fornire tre risposte diverse, uno spazio dedicato ai feedback, così da mettere in evidenza eventuali errori e, grazie ai commenti degli utenti, rendere più precisa l’AI.

La scommessa cinese…

Anche la Cina si sta muovendo per realizzare i suoi chatbot come ad esempio Ernie Bot, oppure Tongyi Qianwen di Alibaba. Ma a dispetto delle premesse, la Cina sembra non essere ancora pronta per rivaleggiare con i suoi concorrenti d’oltre oceano, in termini soprattutto di prestazioni.
Questa falsa partenza, in concomitanza con le censure imposte dal governo cinese su parole e concetti che in occidente diamo per scontati, potrebbe rallentare la sua entrata in scena nel mercato globale.

Conclusione

Osservando l’evoluzione di questo nuovo scenario ci si rende conto che, tra luci e ombre, sta già plasmando moltissimi contesti, con un coinvolgimento sempre più intenso delle nostre identità digitali. I vantaggi delle IA generative possono essere molto interessanti, ma per renderle parte del nostro futuro, deve poter essere garantito il rispetto delle regole su privacy, l’attendibilità delle fonti e delle informazioni rilasciate.
Questa rivoluzione dovrà essere gestita con la consapevolezza di tutti i rischi e opportunità, perché sia accettata come strumento a supporto delle attività umane.

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. 18/10/2023

    […] vulnerabili le organizzazioni in termini di privacy, per cui era già stato dato in passato uno stop dal garante, e in ambito di conservazione di dati sensibili. A questo riguardo OpenAI darà la possibilità di […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.